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Le storie

Mi serviva un posto in cui poter appendere un po’ di contenuti che avevo raccolto dai cittadini e che al tempo stesso potesse rappresentarne altri e stimolare l’immaginazione.

Quindi, partendo da una foto di una bambina che vive qui, è nata l’idea di realizzare una narrazione in cui una bambina disegna la propria ombra dalla quale nasce un albero che va poi a fiorire e in fondo dall’altra parte c’è un’altra bambina che raccoglie petali o fogliettini caduti dai rami dove sono appunto appesi dei bigliettini come fosse l’albero dei desideri. (leggere tutto d’un fiato a stomaco vuoto.)

Credits Filippo Venturi

Una specie di ciclo in cui ognuno può leggere tante cose. I fogliettini appesi sono la riproduzione di alcuni biglietti che tante persone mi hanno lasciato come spunto da narrare nelle pitture.

Alcuni di questi sono come piccole finestre con una poesia, c’è una lettera legata all’anima più bella dello sport, le istruzioni su come disegnare un cuore e tanto altro ancora.

Ma ce n’è uno di cui potete vedere solo le conseguenze ma non il biglietto originario.

Questo perchè mi era stata consegnata una sfida che non potevo non raccogliere, il biglietto era questo:

“Vorrei che tu riuscissi a lasciare un pezzo di muro su cui poter giocare”

Credits Filippo Venturi

Così ho deciso di inserire un gioco e come ogni gioco che si rispetti anche questo è costruito su tre livelli di difficoltà:

  • Riesci a vedere tutti e 18 i martin pescatori nascosti sull’albero? (livello 1)
  • Riesci a vedere tutte e tre le coccinelle nascoste sull’albero? (livello 2)
  • Riesci a vedere la farfalla gialla sul muro giallo? (livello 3)

Ci riesci?

Nell’armadio

Torniamo al gioco.

“Tdren tdrin tdren e tdrennn e tdrin e tac” rimango un attimo perplesso. Mi giro e c’è un uomo, Mozibul, del Bangladesh, che mi dice che quell’uccello che sto dipingendo fa questo verso e nel suo paese ce ne sono tanti, stanno sulla riva del fiume e poi tac prendono pesce, e sono venerati e si chiamano Machraga Paki.

Infatti mi fa vedere come si scrive, e guardando su internet trovi altari, magliette, bandiere, addirittura la televisione di stato in Bangladesh si chiama così. Una storia incredibile, ci salutiamo e io riprendo a dipingere.

Sono ancora concentrato sul primo martin pescatore e sento “Tdren tdrinnnne tdrin e tdrennn e tdrin e tdren” mi giro e questa volta è un uomo del Burkina Fasu che anche lui entusiasta mi dice:

“Quell’uccellino fa questo verso qui e nel mio paese ce ne sono tantissimi, per noi è un uccello molto importante.”

A questo punto io che vengo dallo scambio precedente subito gli chiedo di dirmi come si chiama e soprattutto come si scrive e lui se ne va senza dirmi nulla.

Penso che magari c’è rimasto male per qualcosa, d’altronde non parlava benissimo italiano e magari non ci siamo capiti, chissà.

E invece dopo poco torna, accompagnato da due suoi connazionali e mi dice:

“Ne abbiamo parlato a lungo, vedi, da dove vengo io si chiama così, da dove viene lui in quest’altro modo e invece dalle sue parti che è più a Sud ha quest’altro nome, ma nessuno di noi tre sa come si scrive perché le nostre lingue sono solo parlate”.

A questo punto anche Keita che è del Mali mi dice: “Anche da noi le lingue sono quasi tutte solo parlate e ci sono molti animali importanti, per esempio Mali significa ippopotamo o per lo meno quando dici Mali lo dici sia per parlare del Mali che per dire ippopotamo, ma anche sulle origini dei nomi abbiamo un sacco di storie diverse per ogni luogo.”

Per concludere incontro poi un signore anziano che mi dice: “Ma lei come ha fatto ad andare a dipingere dei martin pescatori proprio in via Fossato vecchio dove mio nonno mi diceva che il fossato c’era davvero e anche i martin pescatori?”

Ed anche Mario Proli, storico forlivese, mi dice che sì, potrebbe essere possibile, c’erano tanti corsi d’acqua e canali che affioravano qua ed era anche la zona degli animali.

Qui, in via palazzola, c’è un’insegna che ricorda la presenza di un reparto della cavalleria, la trovate qua poco più avanti e…

Ed è incredibile e particolarmente ricco il giro che abbiamo fatto partendo da un martin pescatore, un giro che è stato possibile solo perché in un’area pubblica è apparso un disegno e perché una o più persone hanno deciso di condividere quello che questa immagine gli ha stimolato.

Io sono Marcello Di Camillo, un artista di fame locale, ho fatto un pò di ricerca sulle storie di ieri e di oggi che gravitano attorno all’ex fabbrica Battistini e tanti cittadini mi hanno inviato loro spunti e idee mettendomele fisicamente dentro ad un armadio, da tutte queste cose sono nati poi i dipinti che ho realizzato sui muri dell’edificio, le storie che puoi leggere qui sotto e che puoi ascoltare nelle tracce audio.